I profumi di Aswan

15/04/2011


Forse non tutti sanno che … gli oli essenziali ricavati da alcune piante e applicati secondo i giusti dosaggi, hanno effetti curativi per molte patologie.
Nel palazzo dei profumi di Aswan ci spiegano come curare il mal di testa o di denti, i problemi della pelle, la caduta dei capelli, i dolori muscolari e reumatici, la febbre o il raffreddore e l’insonnia.

Olio di Sandalo: in rapporto 1:1 con crema da massaggi o olio di oliva. E’ efficace per i dolori cervicali, il torcicollo e dolori muscolari

Muschio Bianco: 2 o 3 gocce tra le mani, strofinare tempie fronte e nuca per far passare il mal di testa

Eucalipto: quando si ha la febbre alta, massaggiare il petto e coprirsi bene prima di coricarsi. Febbre, raffreddore ed allergie nasali spariranno

Menta piperita: 3/4 gocce in un bicchiere d’acqua bollente da inalare contro asma e mal di gola. 10 gocce e 25 cl di acqua in uno spruzzatore per disinfestare l’ambiente dagli insetti (oppure da spalmare sul corpo per tenere lontano le zanzare)

Lavanda: è un sedativo naturale. Basta annusare lentamente le mani cosparse di 2/3 gocce di essenza, per combattere stress, insonnia e malumore

Cumino nero: aumenta le difese naturali dello stomaco e del fegato; basta berne 2/3 gocce in un bicchiere di bevanda calda (non caffè)

Olio di rucola selvatica: un cucchiaino mescolato a crema neutra da passare sulla chioma e lasciare agire per 20 minuti prima del risciacquo (una volta a settimana) aiuta ad arrestare la caduta dei capelli

Olio di lattuga: ideale per i problemi di pelle (acne, herpes e scottature), 2 cucchiaini mischiati con crema neutra da passare sulla zona interessata

Olio di chiodi di garofano: antinevralgico, 3 gocce su un pezzo di ovatta per mal di denti oppure da spalmare sui piedi per aiutare la circolazione contro il freddo

Olio di sesamo: 5/6 gocce 2 volte a settimana, da bere in un bicchiere d’acqua dopo i pasti per abbassare il colesterolo


 

Sabato 26 Marzo 2011: Arriviamo al Cairo nel pomeriggio, in perfetto orario, e troviamo ad accoglierci lo splendido staff di Hello Egypt Tours. Nel traffico ordinario della città, gustiamo i datteri che ci hanno regalato e ci avviamo festanti al nostro Hotel (l’Horizon Pyramids a Giza) insieme a Mostafa – la nostra professionalissima guida – che ci accompagnerà fino all’estremo sud del paese.

Domenica 27 Marzo 2011: Mattinata dedicata alla visita della piana di Giza con le imponenti piramidi di Cheope, Chefren e Micerino e della Sfinge posta a loro protezione. Tra venditori di collane e bracciali, bambini che chiedevano di farci le foto e il vento che contraddistingue la valle, ci addentriamo in una delle 7 meraviglie del mondo antico. Una visita alla fabbrica dei papiri e un pranzo in ristorante anticipano la nostra passeggiata per il centro storico del Cairo e la visita alla grande moschea di El Saladin. La giornata si chiude con un doveroso passaggio in piazza Tarhir che nei giorni della rivoluzione ha accolto milioni di manifestanti ed oggi pullula di bandiere egiziane e scritte sui muri. Attraversando il ponte sul Nilo, decine di cittadini ci salutano sorridenti dicendo “welcome back tourists” … e i nostri cuori si stringono.

Lunedì 28 Marzo 2011: Voliamo all’alba verso Luxor dove ci attende la bellissima Mirage 1 su cui navigheremo il fiume sino ad Aswan. Dedichiamo la mattinata alla visita del tempio di Hatshepsut e della valle dei Re, accompagnati da Mostafa che ci immerge nella storia dell’antico Egitto. Relax pomeridiano sul ponte sole in piscina. Non ci ferma il fatto che siamo in pochi (aspettando che i turisti da ogni dove tornino in Egitto) e, a sera, organizziamo un po’ di disco tra balli latini ed egiziani.

Martedì 29 Marzo 2011: La giornata si apre di prima mattina con la visita dei bellissimi templi di Luxor e di Karnak. Dopo un pranzo luculliano a base di spaghetti “aglio, olio e peperoncino” inizia. la navigazione. La temperatura è calda e il sole inizia ad abbronzare. Con il cocktail di benvenuto tra le mani arriviamo alla chiusa di Esna e stuole di venditori sulle loro piccole barche iniziano il mercatino di tappeti, asciugamani e tuniche che ci serviranno per il Galabeya Party della serata. La giornata finisce, tutti in abiti locali, con balli giochi e lotterie.

Mercoledì 30 Marzo 2011: Giunti ad Edfu, in carrozza ci avviamo al tempio di Horus – figlio di Iside e Osiride. Dopo il pranzo, tutti in piscina a godere dei meravigliosi paesaggi che attraversiamo in navigazione verso Kom Ombo per arrivare in Aswan a sera.

Giovedì 31 Marzo 2011: Prima dell’alba la partenza in bus per Abu Simbel, meravigliosa, con i suoi due immensi templi dedicati a Ramses II e a Nefertari (la bella che viene da lontano) e la diga di Aswan fatta costruire dal presidente Nasser a cui è stato dedicato il nome del grandissimo lago. Dopo il rientro in barca ed il pranzo si va in visita al villaggio nubiano dove i nostri cari amici visitano una famiglia locale, giocano con i loro animali domestici (i coccodrilli) e fanno un bagno nel Nilo. Dopo la cena, tutta dedicata a noi italiani, lo spettacolo di danze orientali e ancora un po’ di Disco.

Venerdì 1 Aprile 2011: Ultimo giorno ad Aswan. Mattina in feluca all’isola di Philae per visitare il tempio della dea Iside, l’obelisco incompiuto e una fabbrica di essenze e profumi. Nel pomeriggio, ancora in feluca al giardino botanico sull’isola di Kitchener dove troviamo centinaia di alberi e piante provenienti da tutto il mondo. La crociera termina con l’ultima cena sulla Mirage 1 e la partenza in aereo per il Cairo.

Sabato 2 Aprile 2011: Al mattino visita al Museo Egizio, dove ritroviamo tutti i reperti delle tombe, monumenti e templi visitati nei giorni precedenti. Dopo il pranzo tutto il gruppo, ormai stanco ma felice della bellissima esperienza vissuta, si dirige in aeroporto per il rientro. Ultimi saluti con Mostafa, scambio di contatti e la promessa di tornare presto e via .. si decolla per l’Italia.


In hotel … Dopo aver depositato il bagaglio in stanza e contrattato col facchino 2 miseri euro di mancia, il turista inizia a fare il giro del villaggio: le piscine davanti alle quali fa un “ohhhhhhhhhhh, che grandi!”, i bar dove può assicurarsi l’all inclusive mostrando il braccialetto colorato, il viale per arrivare al mare che è sempre troppo lungo e finalmente il ristorante col suo immenso buffet davanti al quale fa un altro “ohhhhhhhhhhh”.
Il viaggiatore posa la valigia in stanza, dà 20 pound (che ha provveduto a cambiare subito al bancomat fuori dall’hotel) al facchino, fa una doccia e prende un pulmino per Old Market.
La vacanza … Il turista – tutelato dagli assistenti TO residenti che lo ammoniscono dall’uscire solo, prendere taxi, comprare escursioni senza assicurazione per strada ecc..ecc… – spende un monte di soldi per fare il “giro città”, la serata al casinò, le stesse identiche escursioni vendute per strada o in spiaggia, i balletti dell’animazione, lo spettacolo con cena egiziana del giovedì e via discorrendo … finchè, l’ultima sera, decide di uscire da solo e gli si apre un mondo!!! C’è tanta gente che prende taxi e pulmini, c’è tanta gente che esce e parla con gli abitanti del luogo, c’è addirittura gente che ha comprato case e che ha deciso di vivere a Sharm aprendo un’attività o lavorando per altri. “Che meraviglia” pensa, “la prossima volta che torno qui farò tutto da solo”.
Il viaggiatore passa i suoi giorni in giro con gli amici conosciuti in precedenza: una sera al Massryin, un’altra da Fares, un giro in barca e una giornata a Dahab. L’ultima sera fa tard, ancora più tardi del solito, per trattenere in sè il sapore di quel luogo che gli è entrato dentro dalla prima volta e che nulla e nessuno gli farà mai abbandonare.
In aereo, al ritorno … Il turista, felice e ormai soddisfatto (di essere stato “fregato”?) passa da un sedile all’altro a chiacchierare con i suoi compagni di (s)ventura, canticchia la sigla del villaggio in coro con altri 20, scambia numeri di telefono e indirizzi email con persone che non rivedrà mai più e alla fine si addormenta stanco.
Il viaggiatore mette l’Ipod alle orecchie, chiude gli occhi e riposa in silenzio … sapendo che presto prenderà un altro aereo dove incontrerà altri turisti a cui non dirà nulla del mondo che c’è dietro alle loro conoscenze, ma aspetterà sereno che loro diventino davvero viaggiatori.


Due mondi diversi.
Già all’arrivo in aeroporto ti accorgi subito chi è l’uno e chi l’altro.
In fila al check-in … il turista insofferente all’attesa sparge i suoi valigioni nuovi di zecca attorno a sè e si guarda intorno eccitato. In mano ha una busta di documenti: carta d’identità valida per l’espatrio con foto sorridente che indica “io vado al sole al Sharm El Sheikh e voi tutti qui al freddo a lavorare”, i fogli informativi del TO, il numero di telefono dell’assistenza e dell’hotel in cui alloggerà.
Il viaggiatore con lo zaino in spalla e un trolley medio sotto le gambe, sta tranquillo e aspetta il suo turno. In mano ha il passaporto e il numero di prenotazione.
Il Gate H8 … il turista gira tutto l’aeroporto per trovare gli imbarchi, si ferma in ogni bar e negozio, esce fuori per qualche sigaretta pensando “cacchio, non fumerò per 5 ore”, compra una bottiglia di whiskey al Duty-Free perchè gli han detto che a Sharm non vendono alcolici.
Il viaggiatore prende un caffè, compra il giornale e si avvia al gate facendo una sosta nell’area fumatori. Sa che, appena arrivato a Sharm, potrà gustare una Sakkara fresca in ogni bar.
In aereo … il turista occupa per sè tutto il vano porta oggetti ignaro del fatto che altri due avranno bisogno di spazio, si siede e cerca un modo per nascondere il mancato allacciamento della cintura pensando “ma tanto a che serve? mica mi fanno la multa”, chiede subito alle hostess quando sarà servito il pranzo e se può fare le foto dal finestrino quando saremo in volo. All’atterraggio sicuro, tutto contento si adopera a battere le mani fischiando e urlando “terraaaaaa”; accende il telefonino, allorquando lo aveva spento e inizia a chiamare tutti i suoi cari dicendo “sono a Sharmmmmm”.
Il viaggiatore pone il suo zaino sotto il sedile che ha davanti, si siede e allaccia la cintura, apre il giornale che ha comprato e inizia a leggere le notizie. All’atterraggio si sveglia, mette la sim egy sul suo telefono e chiama un amico dicendo “I’m here, see you tonight at Camel”.
Verso la destinazione … il turista recupera le valige in prima fila al nastro, si mette in coda subito dietro l’assistente e lo segue al pullman che lo porterà al villaggio. Sul pullman impara le prime parole in arabo: MASHI, SHOKRAN, AFWAN e ITALIA 1!!!
Il viaggiatore contratta con un tassista, 50 pound per arrivare a Naama. Entra in un hotel e dice “Good morning, do you have a single room per two weeks? B&b please, I’ll have my meats outside… Shokran … this is my credit card”.

E così inizia la vacanza …

CONTINUA


http://www.firmiamo.it/non-fermate-il-turismo-nel-mar-rosso–
L’Egitto non è in guerra civile, l’esercito controlla il popolo che insorge col malumore contro un governo che ha fatto errori ma che è pronto a riparare se gli si darà la possibilità per questi pochi mesi che restano alle nuove elezioni. Il Mar Rosso non è coinvolto in nessun modo negli scontri del Cairo, di Alessandria e Suez. Non ci sono presidi militari, nè predatori di tesori, nè tantomeno pericoli per i turisti che volontariamente sono su quelle spiagge ormai svuotate dai Tour Operator e dalle compagnie aeree impauriti soltanto dal perdere soldi! La Farnesina ha solo sconsigliato di partire (in data 1 febbraio 2011), non ha decretato nessun blocco verso il Mar Rosso! Eppure negli aeroporti si fa terrorismo psicologico già dal 30 gennaio, si orientano i turisti verso altre destinazioni, si chiedono firme per scarico di responsabilità a chi decide di partire comunque. Eppure stanno evacuando Sharm El Sheikh senza alcun motivo! Firmate, non partecipate anche voi al tentativo di ammazzare il turismo nel Mar Rosso.

Egypt is not in a civil war. The Army is overlooking people that occur in bad mood against the Government who made mistakes but now is ready to adjust them, if it will be given the opportunity of doing it in the last remaining months before the presidential elections.
The Red Sea in not, in any way, involved in Cairo Alexandria and Suez clashes: there are not military garrisons or predators nor dangers for tourists who are in those beaches now emptied by Tour Operators and Airline Companies that are only afraid to lose money!
The Italian Foreign Office only suggested not to leave to Red Sea coasts, it has not ruled any blocks. Anyway, since January 30ieth in the italiana airports occurs a psycological terrorism by T.O. towards tourists who are oriented to other destinations, asked for signatures to discharge T.O. of liability.
thay are evacuating Sharm EL Sheikh with no reason!
SIGN THE PETITION please, for not join in the attempt to kill tourism in the Red Sea.


Questo articolo a testimonianza della realtà del Sud Sinai nei giorni degli scontri in piazza Tahir.

– Ogni due mesi preparo la mia valigia con costumi ed abiti leggeri il giovedì sera.

Ma questo è un giovedì particolare: per domani è  annunciata una grossa manifestazione al Cairo, uno sciopero generale della gente del Cairo per dire basta al Rais.

Mubarak è lì da 30 anni (penso io), non vorranno mica defenestrarlo mentre sono a Sharm?

Per essere più sicura registro il mio viaggio sul sito della Farnesina, continuo a preparare la valigia e vado a letto serena.

Venerdì cominciano ad arrivare voci: controlla il tuo volo, forse è cancellato (nessuna cancellazione); i telefoni non funzionano (chiamo un mio amico che mi risponde e parla con me per 5 minuti).

E così seguo le notizie in tivu, mi tranquillizzo e chiudo la valigia.

Sabato mattina al check in c’è fila, gente che come me non teme scontri di manifestanti a più di 500 chilometri da Sharm ma che ama il tepore di quel clima … le acque calde di quel mare … la cortesia della gente che là vive … l’aria di festa che si respira in ogni stagione.

L’aereo atterra in orario; il solito traffico, le solite luci, la musica, i taxi, il vocio per le strade.

A parte una breve incursione di beduini nel mercato di Old Market (speravano di non trovare polizia in giro e rubacchiare un po di cibo qua e là) la serata procede tranquilla. Usciamo per locali con gli amici senza alcun problema.

Domenica mattina in spiaggia i telefoni non smettono di suonare: “E’ vero che ci sono i carri armati a Sharm? E’ vero che non fanno venire nessuno? E’ vero che le strade sono bloccate da manifestanti in galabeya?”

I nostri amici e parenti in Italia, dopo aver sentito le notizie al tg del mattino, sono preoccupatissimi per noi che invece ci accingiamo a fare snorkeling.

Con un pullman vado in aeroporto a prendere degli amici che mi dicono “Sai Cris, abbiamo dovuto firmare uno scarico di responsabilità alla compagnia voli per partire. Gli assistenti dei TO hanno boicottato tutti i turisti con pacchetto, dicendo che la Farnesina sconsiglia di partire. Sull’aereo eravamo solo in 7”.

Mi chiedo perchè, visto che le linee telefoniche funzionano benissimo, i TO non si siano messi in contatto con i loro assistenti in loco e perchè non abbiano raccolto le giuste informazioni.

Lunedì mattina vedo un’altra amica, arrivata a Sharm la sera precedente, che dopo varie disquisizioni in aeroporto (in Italia ovviamente) è riuscita a partire con altre 4 persone dopo aver firmato lo scarico di responsabilità per l’agenzia.

Nel frattempo le telefonate dall’Italia diventano sempre più insistenti, tutti preoccupati per lo sorti dei turisti “prigionieri” a Sharm El Sheikh.

Strano, più liberi di noi non c’è nessuno: abbiamo le spiagge a disposizione, ristoranti e negozi a disposizione, posti liberi sui pulmini, taxi che accettano le nostre contrattazioni sui prezzi.

La sera usciamo senza paura di un pericolo lontano … in attesa del discorso alla nazione del rais.

Martedì sera, al Il Mercato, siamo tutti davanti alla tivu ad ascoltare le parole di Mubarak.

In Piazza Tahir (a più di 500 chilometri da noi) un milione di persone aspetta le stesse parole.

Il presidente parla da uomo, un uomo che ha sbagliato ma ha anche fatto tanto per il suo paese; un uomo che è nato e vissuto in Egitto dove vuole morire, dopo aver concluso il suo mandato. Chiede solo di avere pazienza per i mesi che restano alle elezioni. In cambio al favore di non essere scacciato via dal paese che ama, promette dei cambiamenti ai vertici (cambiamenti che inizia subito ad effetuare).

Mentre milioni di persone si commuovono al discorso del presidente, piazza Tahir dice NO!

Ed ecco che mercoledì dall’Italia arrivano notizie sconfortanti sulla nostra situazione in Egitto (a parti invertite, no?): siete in guerra civile!!!

Elamdulillah non c’è niente di tutto questo.

Adesso due opposte fazioni di popolo si scontrano in piazza, mentre i detenuti scappati dal carcere del Cairo vanno a depredare “ricchezze” nelle case della gente.

Nessuna guerra, solo scontri tra manifestanti a più di 500 chilometri da noi.

Mentre a Sharm iniziano a scarseggiare sigarette e benzina, in Italia si dice che stiamo morendo di fame per mancanza di viveri.

Mentre a Sharm si sta tutti uniti, turisti ed egiziani insieme, a seguire le notizie che arrivano dal Cairo, in Italia si dice che siamo prigionieri degli hotel.

Mentre a Sharm noi prendiamo il sole e facciamo bagni in mare, in Italia i Tour Operator e le compagnie aeree obbligano a non partire (non sconsigliano, così come la Farnesina pubblica sul suo sito) e tentano un piano di rientro per tutti i turisti nel Mar Rosso.

Mentre Internet viene ripristinato in Egitto, la Vodafone Italia effettua una ricarica gratis di 20 euro a tutti noi per eventuali chiamate di emergenza (immagino).

Da giovedì, ad una settimana dall’inimmaginabile, inizia il piano di evacuazione dei TO e delle compagnie aeree: tutti, ma proprio tutti dobbiamo essere rispediti a casa (come pacchi) entro domenica … pena, l’impossibilità di rientrare in seguito per mancanza di voli.

A nulla servono le lamentele di chi vuole restare più a lungo, a nulla serve la firma sullo scarico di responsabilità: “O rientrate quando diciamo noi oppure potreste rimanere qui per chissà quanto tempo”.

Il danno creato da questo terrorismo psicologico alla realtà turistica del Mar Rosso è enorme; senza contare il fattore economico che coinvolge gli operatori del settore in loco, consci del fatto che non c’è uno squalo mangiaturisti oggi ma solo delle manifestazioni a più di 500 chilometri da noi che non hanno coinvolto le città turistiche in alcun modo.

Oggi, domenica, noi italiani siamo tutti a casa (perchè c’è da dire che l’unico paese ad evacuare Sharm è stato il nostro) e i ragazzi che là vivono sono senza lavoro e senza salario, in alcuni casi impossibilitati a pagare l’affitto di una stanza in comune con altri 10 come loro, in altri casi con la paura di tornare a casa senza un soldo e non saper come spiegarlo alle famiglie che contano sul loro lavoro.

Oggi le strade di Sharm e Hurgada e Marsa Alam sono vuote, mentre in piazza Tahir si avvia un discorso di pacificazione (inshallah).

Da domani dovrà iniziare una ricostruzione … perchè è vero che l’Egitto non è solo turismo, ma perchè uccidere il turismo in Egitto? –

CrisTi


Non riuscivo a capire a che punto fossi.

La mia vita e la strada mi avevano portato fin là.

Ma il bello stava per cominciare.

Ciò che sempre mi aveva spinto era il desiderio di conoscenza.

Sapevo che non esiste al mondo una verità assoluta, ma solo con la conoscenza avrei potuto avvicinarmi a ciò che più le somiglia.

Avrei potuto diventare uno scienziato; quello che volevo però non era la dimostrazione di un teorema o di un assioma matematico, non la certezza dell’origine della materia … ma la verità sull’uomo e la sua capacità di vivere.

Ad un certo punto mi accorsi che avevo bisogno di viaggiare e sentire l’odore di qualcosa di diverso, avevo bisogno di vedere me stessa in un’altra veste.

Mi tolsi la divisa di donna in carriera, la maschera di sorriso artificiale e presi un aereo .. l’aereo che mi portò a inebriarmi del profumo meraviglioso di un fiore – quello di cui porto il nome: il gelsomino.

D’improvviso la mia mente fu pervasa da una visione: un mondo in cui il nuovo si fondeva con l’antico.

Un’emozione intensa, un attacco così potente che non potei più essere quella che ero stata.

E così rinacqui nella veste che indosso oggi.

Da quel giorno mi imposi una missione: conoscere quanto più avrei potuto di ogni popolazione, ogni civiltà e fare in modo che il mio mondo si arricchisse di questa possibilità.

Nel deserto dei berberi incontrai un vecchio che mi spiegò come aprire la mente e intraprendere quel viaggio di conoscenza del mondo che mi avrebbe portato alla conoscenza dell’uomo.

Avrei dovuto spogliarmi del vissuto e partire da zero, con coraggio e convinzione.

Il rischio era grande ma decisi che ne valeva la pena.

Presi il dono che il vecchio mi diede (una pietra lucida e nera), la misi in tasca e ripartii.

Il deserto però, spesso amico dei nostri più intimi pensieri, nascondeva insidie che non mi aspettavo.

Come il mondo cambia dal giorno alla notte, anch’esso si rivelò impervio e pericoloso.

Il cammino era più incerto di quel che credevo, ma lo scopo per cui lottavo troppo importante per essere abbandonato.

Attraversai colline di sabbia, tempeste, caldo e freddo popoli brutali e altri pacifici.

Ma da ogni esperienza appresi.

Fino ad allora avevo vissuto rincorrendo il caduco e il superficiale: una posizione sociale, il denaro, i rapporti interpersonali altalenanti nel nostro mondo.

Non mi rendevo di quanto altro c’è oltre i bei vestiti, i cocktail con gli amici, la tredicesima mensilità.

Con quel nuovo nome (Jasmina) avrei potuto riscattarmi e raggiungere la sola cosa importante sulla Terra: la comprensione dell’interiorità umana.

Felice della mia nuova identità e del cammino percorso finora, mi addormentai alle porte del deserto sicura che il mattino dopo avrei affrontato un giorno migliore.

Avevo in mente di raggiungere l’Africa nera e comprendere la vita di quei popoli così poveri ma pieni di colore e sorrisi aperti.

In seguito mi sarei imbarcata per l’Asia delle spezie e, infine, avrei raggiunto l’altro emisfero: l’Australia del nuovo mondo.

Quella notte sognai la vita che avrei voluto per tutti gli uomini, quello che sempre avevo sperato di raggiungere ma che nessuno di noi ha mai il coraggio di affrontare.

Una società multirazziale e multiculturale, un’unica città del mondo dove gli uomini vivono in armonia, dove non c’è paura del diverso, non c’è prevaricazione né guerra per il potere.

Utopia? Forse no, se tutti iniziassero il mio cammino a mente aperta.

Al mattino mi svegliai con una prospettiva: avrei attraversato tante terre, colto il meglio da ognuna di esse ed avrei portato con me due persone di ogni popolo.

Alla fine del cammino saremmo stati in tanti, tutti con lo stesso scopo.

Non mi sentivo messia né profeta, ma la mia convinzione e fiducia nell’umanità mi avrebbero sostenuta e avrebbero convinto le persone a seguirmi e creare insieme quella bellissima città.

Sapevo che avrei corso dei pericoli e incontrato gente malvagia; sapevo che il mio sogno era difficile da realizzare.

Misi la mano in tasca e ritrovai quella pietra nera e lucida che mi aveva regalato il vecchio.

D’improvviso sentii un calore pervadermi il braccio ed arrivarmi fino al cuore e capii a cosa serviva quel dono: doveva infondermi il coraggio allorché mancasse e darmi la forza nei momenti di debolezza.

Uscii dal Sahara in compagnia di due giovani fratelli Algerini, passammo il Niger accogliendo una donna che ci donò dell’acqua, ci spingemmo nel tormentato Sudan e un bambino ci seguì fuori, arrivammo in Kenia e due sorelle scelsero di incamminarsi con noi.

Nella traversata verso Singapore convincemmo a seguirci un militare olandese, una donna iraniana e uno studente kazaco.

Stavo assistendo alla mia prima vittoria!

Ognuno mi parlò del suo popolo e delle loro usanze, ma nessuno di loro era davvero pronto a cedere quella piccola parte di sé che lo avrebbe fatto arricchire dell’altro.

La mia indole pacifica e condiscendente mi portava a tacere, ma il timore di perdere di vista lo scopo di quel viaggio mi fece scegliere di parlare:

“Chi non riesce a spogliarsi del tutto di sé e mettere gli abiti dell’altro finisce qui il suo viaggio”

Scendemmo dalla nave a Singapore e, sotto la bandiera di quel luogo, dissi ai miei compagni di viaggio:

“Guardate questa bandiera bianca e rossa. Il bianco è la purezza, la virtù; il rosso è la fratellanza e l’uguaglianza tra gli uomini.

Domattina chi vorrà proseguire il viaggio mi aspetterà qui”.

E, mentre parlavo, stringevo tra le dita la pietra nera che mi stava donando la forza di credere al nostro viaggio comune.

Passai la notte vagando in strade polverose.

Tenevo stretta nella mano quella pietra nera e cercavo da lei la forza che avevo perso nel vedere attorno a me incomprensione e intolleranza.

Il sole si levò e mi incamminai verso il porto; guardai sotto la bandiera bianca e rossa e mi stupii.

I miei compagni di viaggio erano tutti là ad aspettarmi e ognuno di loro aveva trovato altre tre persone pronte a seguirci.

Li osservai sorridente, certa che il mio scopo era diventato il loro.

Scorsi tra quella folla di gente un viso conosciuto, seminascosto tra gli altri; non potevo credere ai miei occhi: era mio fratello…gli occhi nei miei in cerca di perdono e comprensione.

Mi avvicinai e lo strinsi forte a me.

Inizialmente aveva ostacolato il mio viaggio, per paura di perdermi o che mi perdessi; mi aveva pregato affinché mantenessi il mio nome, il nome della nostra famiglia.

Non capiva che ciò che io cercavo era l’unione di tutte le famiglie del mondo in un unico nuovo e grande clan.

Ora vederlo in mezzo a tanta gente di diverse genti mi riempiva di gioia e mi sentii così forte da credere ancora di più al mio sogno.

Ora con mio fratello e con tanti nuovi fratelli avrei potuto costruire una nuova umanità, quell’umanità che al giorno d’oggi troppo spesso manca all’uomo.

Ci incamminammo insieme, tenendoci per mano e arrivammo in Australia, dove altre persone ci seguirono, fino a tornare lì dove tutto era cominciato: nel deserto del Sahara.

Riconsegnai la pietra al vecchio che ci accolse tutti festeggiandoci.

E’ passato del tempo e le cose stanno cambiando.

Tra cento anni guarderò giù e vedrò infine il mio sogno completamente realizzato.

Oggi sono felice!

Jasmina


Una crociera lungo il Nilo è il modo più caratteristico di conoscere questo bellissimo paese che è l’Egitto.

Il consiglio è di partire nei mesi che vanno da fine ottobre a metà di aprile, per evitare i periodi troppo caldi durante le tante escursioni.

Il viaggio ideale sarebbe composto da 3 giorni al Cairo e 4/5 giorni in crociera da Luxor fino al profondo sud del paese.

Al Cairo è immancabile la visita della piana di Giza dove sono poste le tre maggiori Piramidi di Cheope Kefren e Micerino con la grande Sfinge a guardia delle stesse; la cittadella ed il quartiere mercato di Khan El Khalili per cogliere la caratteristica vita locale; la grande moschea di Mohammed Ali ed il Museo Egizio ricco dei milioni di ritrovamenti antichi.

La crociera invece si snoda lungo il fiume da Luxor (l’antica Tebe), dove si visita dapprima la Riva Est con il Tempio di Luxor dedicato ad Amon, Mut e Khonsu e il grandissimo Tempio di Karnak.

Si procede con la visita della Riva Ovest dove si trovano le necropoli della Valle dei Re e delle Regine, i Colossi di Mnemon e il Tempio di Hatshepsut.

La navigazione va avanti passando per Esna, Edfu e il suo Tempio dedicato ad Horus e Kom Ombo.

Il termine della corsa è ad Aswan e la visita del Tempio di Philae, dell’Obelisco incompiuto e della grande Diga terminata negli anni 70.

Un viaggio del genere non può che terminare con l’escursione più a sud dell’Egitto: Abu Simbel con i suoi  Tempi antichissimi fatti costruire da Ramses II in onore delle divinità Ra, Ptah e Amon (il tempio maggiore) e Nefertari e Hator (il tempio minore).


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Raks al sharqi : lo stile egiziano “classico”, caratterizzato da movimenti sinuosi, raffinati, sensuali e molto complessi. Per eseguire questo stile le danzatrici indossano un abito professionale, composto da reggiseno e cintura rigida lavorati , dalla gonna e spesso dal velo, che contribuisce a rendere questa danza elegante e unica nel suo genere. Normalmente si balla scalze ma oggi spesso si vedono ballerine con i tacchi.

Baladi: rappresenta “la danza popolare”. I movimenti di base sono più marcati e meno raffinati.  L’abbigliamento è composto da un abito lungo molto lavorato, una fascia di monetine o perline sui fianchi per accentuarne i movimenti e da un foulard o un velo come copricapo.

Raks el assaya” (danza col bastone): è uno stile originario dell’alto Egitto, ispirato ad un ballo tradizionale degli uomini egiziani che in passato utilizzavano il bastone per camminare e per difendersi. La delicatezza e la femminilità sono i principali fattori che differenziano lo stile eseguito dalle donne con quello eseguito dagli uomini. La danzatrice dimostra tutta la sua abilità nel muovere il bastone orizzontalmente, verticalmente e trasversalmente, sempre in armonia con i movimenti del corpo. Per interpretare la danza con il bastone si utilizza un ritmo che si chiama saidi e come il baladi viene eseguito con la “galabeya” e con la fascia sui fianchi. Attualmente questa danza è un elemento caratteristico del folclore egiziano, da grande entusiasmo ed allegria a chi la esegue.

Raks al sayf” (danza con la spada): è una danza molto particolare , in cui la danzatrice deve eseguire una serie di movimenti delicati e sinuosi tenendo la spada in equilibrio sulla propria testa. Richiede una grande abilità e concentrazione.

Raks el shamadan” (Danza col candelabro): proviene dall’ antico rito del matrimonio egiziano, in cui la danzatrice precede il corteo nuziale con un candelabro acceso sopra la testa per proteggere e illuminare il cammino dei futuri sposi. Viene eseguita su un ritmo lento, anche questo stile richiede una grande abilità, è uno spettacolo magnifico che possiamo ammirare anche nei vari locali arabi.

I “sagat” (cimbali) sono 4 piattini di metallo che si mettono sul pollice e sul dito medio di entrambe le mani. E’ necessario che la danzatrice conosca i vari ritmi della musica araba per poter ballare e suonare a tempo di musica, viene utilizzato sui seguenti ritmi: saidi, maqsoum, samai, fallahi, Karachi, malfouf e zar.

Tipica danza col velo: accessorio nella danza del ventre nel xx secolo ma senza avere alcun significato religioso. E’ un elemento molto sensuale che la ballerina utilizza per riempire la scena e per rendere la danza piena di mistero coprendo e scoprendo il corpo, è un elemento molto importante della cultura orientale e dipende dall’abilità della danzatrice nel maneggiarlo.

Info da wikipedia e www.danzadelventre.it